Le origini

Da Sant’Angela e San Girolamo
alle sorelle Cittadini

Le Suore Orsoline di San Girolamo in Somasca trovano le loro origini nella prima metà dell’Ottocento.
Le Fondatrici, le sorelle Cittadini Caterina (1801-1857) e Giuditta (1803-1840), segnate fin dalla loro fanciullezza dall’esperienza dell’essere orfane, dopo essere state accolte nell’orfanotrofio del Conventino in Bergamo e lì aver conseguito il diploma di maestre, giungono nel 1823 nella Valle San Martino dapprima a Calolziocorte, accolte dai cugini Maria, don Antonio e don Giovanni, sacerdoti, e poi a Somasca, dove Caterina viene assunta come insegnante nella scuola elementare comunale di Vercurago nella sezione collocata appunto nella frazione di Somasca. Caterina e Giuditta, su consiglio anche di don Giuseppe Brena, priore dell’orfanotrofio del Conventino, maturano progressivamente la consapevolezza della chiamata alla vita religiosa: desiderano appartenere totalmente al Signore per dedicarsi completamente all’istruzione ed educazione cristiana della gioventù come vere madri in Cristo.

Nel 1826 con l’aiuto dei cugini sacerdoti Caterina e Giuditta acquistano una casa in Somasca e avviano una scuola e un educandato, di cui sarà direttrice Giuditta, per le bambine e le ragazze dei ceti sociali meno abbienti e anche per le orfane, che in quel tempo non avrebbero potuto avere la possibilità di andare a scuola, di conseguire un diploma e di avere una formazione umana, culturale e spirituale che qualificasse la dignità e la peculiarità del loro essere donne nella famiglia, nella società e nella Chiesa.

Nel divenire della loro missione educativa in “Lui Solo”, Caterina e Giuditta comprendono che l’identità dell’Istituto religioso sarà quella di essere Suore Orsoline nel solco carismatico di Sant’Angela Merici (1474-1540), lasciandosi anche accompagnare dall’esempio di vita di S. Girolamo Emiliani, padre degli orfani, che proprio in Somasca aveva completato la sua opera e missione nel 1537.

Angela Merici (1474-1540)

S.Angela radunò delle giovani da formare alle opere di carità.

Istituì quindi, sotto il nome di sant’Orsola un Ordine femminile, cui affidò il compito di cercare la perfezione di vita nel mondo e di educare le adolescenti nelle vie del Signore.

Infine, a Brescia rese l’anima a Dio.

“Guardatevi dal voler ottenere alcuna cosa per forza, perché Dio ha dato ad ognuno il libero arbitrio e non vuole costringere nessuno, ma solamente propone e consiglia”

Non più nei chiostri, ma nel mondo: è questo l’asse cartesiano della spiritualità di Sant’Angela Merici che, con la testimonianza della sua vita, riesce a dare nuova forma alla dignità della donna. Nata a Desenzano sul Garda, in provincia di Brescia, il 21 marzo 1474, Angela respira sin da piccola un forte senso religioso: la sera, infatti, la famiglia si raduna attorno al padre, Giovanni, per ascoltarlo leggere le vite dei Santi. Ed è proprio grazie a queste letture che la piccola Angela inizia a nutrire una devozione particolare nei confronti di Sant’Orsola, la nobile giovane di Britannia martirizzata nel IV secolo insieme alle suo compagne, che avrà un grande ruolo nella maturazione della sua spiritualità.A 15 anni, Angela perde prematuramente la sorella ed i genitori; si trasferisce quindi a Salò, accolta in casa dallo zio materno. In quegli anni, sorge in lei il desiderio di condurre una vita più austera e penitenziale, tanto da scegliere di diventare Terziaria francescana. Cinque anni dopo, alla morte dello zio, la giovane ritorna a Desenzano dove si dedica alle opere di misericordia spirituali e corporali, accompagnando sempre il lavoro manuale con la preghiera e il raccoglimento.

Tornata in Italia, nel 1525, in occasione del Giubileo, Angela si reca in pellegrinaggio a Roma, dove consolida il suo carisma tanto che Papa Clemente VII le propone di restare nella “Città eterna”. Ma la giovane decide di rientrare a Brescia, poiché vuole dare finalmente vita alla “visione celeste”. Il 25 novembre 1535, dunque, insieme a dodici collaboratrici, fonda la “Compagnia delle dimesse di Sant’Orsola”, (“dimesse” perché prive del tradizionale abito monacale), con una Regola di vita originale: essere fuori dal chiostro per dedicarsi all’istruzione ed educazione delle giovani donne, in obbedienza al vescovo e alla Chiesa.

Si tratta di una vera e propria rivoluzione di grazia: nella “Compagnia”, infatti, ogni donna consacrata potrà santificare la propria esistenza non al chiuso di un convento, ma operando nel mondo, come nella Chiesa originaria. In un’epoca in cui le donne che non possono essere né spose, né monache sono destinate all’emarginazione, Angela offre loro una condizione sociale nuova, quella di “vergini consacrate nel mondo”, in grado di santificare se stesse per santificare la famiglia e la società.

Si tratta di una vera e propria rivoluzione di grazia: nella “Compagnia”, infatti, ogni donna consacrata potrà santificare la propria esistenza non al chiuso di un convento, ma operando nel mondo, come nella Chiesa originaria. In un’epoca in cui le donne che non possono essere né spose, né monache sono destinate all’emarginazione, Angela offre loro una condizione sociale nuova, quella di “vergini consacrate nel mondo”, in grado di santificare se stesse per santificare la famiglia e la società.

Tratto da “Dicastero delle Cause dei Santi

 

Dal testamento spirituale:

“Vi supplico – si legge nel suo testamento spirituale, destinato alle Orsoline – di voler ricordare e tenere scolpite nella mente e nel cuore tutte le vostre figliole, una ad una. E non solo i loro nomi, ma anche condizione, indole e stato, e ogni cosa di loro. Il che non vi sarà difficile, se le abbracciate con viva carità. Impegnatevi con amore e con mano soave e dolce, non imperiosamente e con asprezza, ma in tutto vogliate essere piacevoli”. “Soprattutto – concludeva – guardatevi dal voler ottenere alcuna cosa per forza, perché Dio ha dato ad ognuno il libero arbitrio e non vuole costringere nessuno, ma solamente propone e consiglia”.

Girolamo Emiliani (1486-1537)

Dopo una giovinezza spensierata si convertì a Dio e si dedicò appieno, insieme ai compagni radunati con lui, a tutti i miserabili, specialmente agli orfani e agli infermi; fu questo l’inizio della Congregazione dei Chierici Regolari, detti Somaschi, ancora oggi impegnati prevalentemente nell’istruzione cristiana della gioventù.

Patrono universale degli orfani e della gioventù abbandonata.

“Comincia fin d’ora a essere quello che sarai in futuro”

Girolamo Emiliani, o più propriamente Miani nacque a Venezia nel 1486.

Quarto figlio della famiglia nobile decaduta degli Emiliani, come tutti i giovani veneziani del 1500 Girolamo sognava la carriera militare, anche perché era la più remunerativa. Le notizie sulla sua vita prima dell’arruolamento, avvenuto nel 1509, sono molto scarse; si sa, però, che quando aveva circa dieci anni suo padre si uccise.

Nel 1511, durante l’assedio alla Fortezza di Castelnuovo di Quero, lungo il Piave, cade prigioniero del nemico e l’esperienza della detenzione, seppur durata appena 30 giorni, lo cambia profondamente. Nella fame, nel dolore, nella paura per la propria vita, Girolamo ritrova le parole per pregare e indirizza le sue richieste specificamente alla Madonna, alla quale promette di convertirsi in cambio della libertà. Una volta scarcerato, trova rifugio a Treviso, ma non dimentica il voto fatto alla Vergine e, affidandosi a un sacerdote e cominciando a leggere la Bibbia, inizia a cambiare il suo cuore.

La prima occasione che Girolamo ha di mettere alla prova il nuovo se stesso è durante l’epidemia di peste che colpisce Venezia nel 1528. Con un gruppo di volontari gira per la città per portare conforto agli ammalati, ai quali mette a disposizione tutti i suoi beni. Contagiato lui stesso dal morbo, ne uscirà con una prodigiosa guarigione. Inizia così il suo cammino di carità che sarà sempre rivolto ai più bisognosi a partire dai poveri, dalle prostitute, ma soprattutto dagli orfani.

Quando suo fratello Luca muore lasciando orfani i suoi tre nipoti, Girolamo se ne fa carico ed è lì che ha l’intuizione della vita: costituire un’associazione che si occupi espressamente dei giovani rimasti senza famiglia incaricandosi della loro istruzione.

Così nel 1533 a Bergamo nasce la Compagnia dei servi dei poveri, impegnati nella difesa degli orfani di guerra, i più deboli e indifesi tra gli ultimi: per loro Girolamo crea una scuola d’arti e mestieri cui affianca l’insegnamento del catechismo seguendo un metodo per allora innovativo, che aveva come programma fondamentale preghiera e lavoro, i principi cardine che nobilitano l’uomo.

La Compagnia originale diventerà poi Congregazione, fino a che nel 1568 Pio V la eleverà a Ordine, i cui religiosi saranno chiamati Chierici Regolari di Somasca, dal luogo che l’arcivescovo di Milano aveva affidato a Girolamo e da cui tutto era partito. Nel carisma dei Somaschi la devozione a Maria, venerata come “Mater orphanorum”. Girolamo, però a questo punto era già morto di peste nel 1537.

Canonizzato nel 1767, dal 1928 è Santo Patrono della gioventù abbandonata.

Tratto da “Dicastero delle Cause dei Santi